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Lo sapevi che… la scoperta della vera natura delle stelle cadenti si deve a Giovanni Schiaparelli?

Leonidi sopra Monument Valley (Arizona) nel 2001
Pioggia meteorica delle Leonidi fotografata nel 2001 sopra Monument Valley (Arizona)

Sin dall’antichità le stelle cadenti hanno affascinato il genere umano, ma solo a partire dal Rinascimento si iniziò a studiarle come fenomeno scientifico e non più solo come presagio religioso, spesso infausto. Oggi sappiamo che le stelle cadenti non sono altro che frammenti di comete che cadono e si incendiano nell’impatto con l’atmosfera terrestre, producendo la scia luminosa che osserviamo. Tuttavia questa consapevolezza è molto più recente di quanto si pensi.

Alcuni grandi astronomi del ‘500 e ‘600, come Tycho Brahe e Keplero, studiarono le comete per dimostrare che le sfere celesti non erano immutabili e avvalorare la teoria copernicana, ma ancora non si pensava a un collegamento tra comete e stelle cadenti. La natura di questi corpi celesti non era ancora stata ben compresa, e molti astronomi dell’epoca, incluso lo stesso Galileo, li consideravano invece fenomeni appartenenti alla sfera sublunare o all’atmosfera terrestre, descrivendoli come addensamenti di vapori.

Nel 1833 venne osservato uno sciame meteorico che sarà poi chiamato delle Leonidi dal suo punto d’origine nella costellazione del Leone e che oggi si sa corrispondere al passaggio della cometa 55P/Tempel-Tuttle. Lo sciame è in realtà osservabile ogni anno, in inverno, ma solo occasionalmente è stata osservata una pioggia intensa e spettacolare come quella del 1833. Proprio alle osservazioni di quell’evento corrispondono i primi studi approfonditi su una possibile origine astronomica del fenomeno.

Pochi decenni più tardi sarà Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera dal 1862, a dimostrare il legame tra comete e sciami meteorici. In un dettagliato carteggio con un altro astronomo famoso del tempo, Padre Angelo Secchi S.J., Schiaparelli discusse la sua teoria scientifica, che poi argomentò in maniera rigorosa in tre articoli scientifici, facendo decadere definitivamente la teoria atmosferica.

Egli aveva studiato e catalogato le orbite delle comete conosciute e si era accorto che in alcuni casi il passaggio della Terra attraverso la loro traiettoria coincideva con l’osservazione di uno sciame meteorico. Seguendo questa linea di ricerca scoprì che effettivamente il punto da cui sembravano provenire alcune delle piogge meteoriche (radiante) si trovava lungo l’orbita delle comete, anzi, che le orbite descritte nello spazio dagli sciami di stelle cadenti coincidono con quelle delle comete. Ipotizzò quindi che si trattasse di frammenti staccatisi per effetto dell’attrazione gravitazionale del Sole, che andavano a formare la coda e che apparivano come stelle cadenti quando la Terra attraversava quella parte dell’orbita della cometa.

Questa ipotesi venne confermata nel 1872 dal passaggio della cometa di Biela, a cui seguì una pioggia di stelle cadenti osservata in tutto l’emisfero boreale.

Testo di Cristina Zangelmi, con la consulenza di Mario Carpino e Ginevra Trinchieri

Basato sul lavoro degli studenti della ASL: Aurora Ruggeri, Giulia Galvan, Martina Zucchelli

Credits immagine: Sean M. Sabatini, NASA – Astronomy Picture of the Day