Ruggiero Giuseppe Boscovich nasce il 18 maggio 1711 nella città di Ragusa (oggi Dubrovnik), sulle coste della Dalmazia. Seguendo l’esempio di molti suoi parenti e fratelli, Ruggiero inizia una formazione religiosa e compie i suoi studi inferiori (grammatica, umanità e retorica) al Collegio Gesuitico di Ragusa, dove si distingue come “giovane di grandi speranze”; per proseguire negli studi superiori, nel 1725 è inviato al Collegio Romano, che era considerato la migliore scuola gesuitica in Europa. Qui intraprende il lungo percorso di formazione richiesto a un aspirante gesuita: dopo due anni di esercizi spirituali pronuncia i voti di noviziato e prosegue con i corsi di retorica, poesia, dialettica, filosofia naturale e morale, metafisica, logica. È particolarmente attratto dalla matematica, l’astronomia e la fisica e studia con passione le opere di Newton, di cui diventerà uno dei primi sostenitori in Italia. Terminati questi studi, nel 1737 Boscovich inizia l’ultima fase della sua preparazione, il corso di teologia, che terminerà nel 1744, pronunciando i voti definitivi e divenendo quindi sacerdote gesuita a tutti gli effetti.
Nel periodo tra il 1725 e il 1744 Boscovich scrive una ventina di lavori scientifici su vari temi di meccanica, matematica, astronomia e geodesia; prepara anche una prima versione del De Solis ac Lunae Defectibus, un lungo poema in esametri latini che tratta della teoria delle eclissi solari e lunari. La sua reputazione scientifica e la facilità con cui compone versi lo introducono negli ambienti della Curia Romana, nella cerchia di papa Benedetto XIV e soprattutto del suo Segretario di Stato, il Cardinale Valenti Gonzaga. Nel 1741, alla morte del suo professore di matematica Orazio Borgondio, gli succede nella cattedra al Collegio Romano.
Boscovich detiene la cattedra di matematica al Collegio Romano fino al 1758: sono gli anni della sua maturità scientifica, in cui scrive la maggior parte dei suoi lavori più importanti. A lato della scienza e dell’insegnamento, con la relativa produzione di dissertazioni e di libri di testo, continua a coltivare la poesia, che è anche un mezzo per frequentare gli ambienti aristocratici in cui ha modo di stringere rapporti con i maggiori personaggi scientifici dell’epoca: così nel 1744 entra a far parte dell’Accademia degli Arcadi, con il nome di Numenius Anigreus.
Boscovich però non è solamente un teorico e si dedica anche a osservazioni astronomiche: del transito di Mercurio sul Sole, nel 1736; di eclissi, nel 1748. Nell’estate del 1745 partecipa agli scavi archeologici a Villa Tuscolana, sulle colline di Frascati, dove i lavori per la costruzione di un nuovo palazzo avevano riportato alla luce i resti di una villa romana. Ma soprattutto egli è impegnato, assieme al collega Christopher Maire, in una campagna di rilevamento per la misurazione dell’arco di meridiano tra Roma e Rimini, su una lunghezza di circa 250 km; per due anni (dal 1750 al 1752) i due professori gesuiti percorrono le campagne e le città dello Stato Pontificio per eseguire una serie di triangolazioni geodetiche, adattandosi a un ambiente e a un modo di vita molto diversi da quelli delle università a cui erano abituati, dormendo in pagliai, affrontando i disagi del clima, guadando torrenti, scalando montagne o arrampicandosi sui tetti dei campanili, tra l’ostilità dei contadini che consideravano tali attività come sacrileghe o stregonesche. Il risultato dell’impresa fu pubblicato nel 1755 nel trattato De litteraria expeditione, che comprendeva anche una nuova mappa dello Stato Pontificio, con le posizioni delle città corrette secondo le nuove misurazioni. La campagna però aveva rilevanza anche per lo studio della forma della Terra e in particolare per la verifica dell’esistenza dello schiacciamento polare, dovuto alla rotazione della Terra attorno al proprio asse, che era stato previsto da Newton.
Recatosi a Vienna per dirimere una controversia riguardo alle inondazioni periodiche prodotte dal fiume Serchio, Boscovich portò a termine e diede alla stampa quella che è considerata la sua opera scientifica più importante, la Philosophiae naturalis theoria (1758), un trattato di fisica in cui egli, ponendosi idealmente nella linea di ricerca tracciata da Newton, cerca di ricondurre a un’unica formulazione teorica tutte le forze naturali allora note (forze chimiche, elettriche e gravitazionali). La missione diplomatica a Vienna fu l’inizio di un lungo viaggio che, tra il 1759 e il 1763, portò Boscovich attraverso gran parte dell’Europa: Francia, Inghilterra, Belgio, Olanda, Lorena, Germania, Venezia, Costantinopoli, Turchia, Bulgaria, Moldavia, Polonia, per tornare poi ancora a Vienna. I motivi di questo viaggio non sono del tutto chiari. Sicuramente esso diede modo a Boscovich di entrare in contatto con personaggi scientifici di primo piano, soprattutto a Parigi e a Londra (dove egli venne eletto membro della Royal Society), e di svolgere osservazioni astronomiche (come quella del transito di Venere, osservato da Venezia). Tuttavia è probabile che lo scopo principale del viaggio fosse di altra natura, perché Boscovich ebbe intensi rapporti con gli ambienti diplomatici, politici ed ecclesiastici delle città in cui si tratteneva (a volte per parecchi mesi), il che fa pensare che egli avesse ricevuto un incarico preciso da parte della Compagnia di Gesù o dalla Curia Romana. Boscovich tenne anche un diario del suo viaggio, che fu pubblicato dapprima in francese con il titolo di Journal d’un voyage de Constantinople en Pologne (1772) e successivamente tradotto in varie lingue, e che rappresenta un’interessante descrizione delle popolazioni e delle aree geografiche attraversate.
Nel 1763 Boscovich tornò a Roma. Nel 1760 la sua cattedra al Collegio Romano era stata assegnata a Giuseppe Maria Asclepi; Boscovich si trovava quindi senza lavoro. Per qualche mese è impegnato nello studio di un progetto per la bonifica delle paludi Pontine, un’attività di consulenza che gli è richiesta per la sua fama di esperto in lavori idraulici, ma nel 1764 è chiamato a coprire la cattedra di matematica dell’Università di Pavia. L’Università nel campo della matematica e della fisica l’università era in uno stato di arretratezza, priva delle strutture necessarie (laboratori, biblioteche), e anche la didattica lasciava molto a desiderare: Boscovich si lamenta di non potersi concentrare sui corsi di livello avanzato perché, per mancanza di personale, è obbligato a tenere anche i corsi propedeutici.
Durante le vacanze accademiche si reca spesso al Collegio di Santa Maria di Brera a Milano; viene così a conoscenza delle osservazioni astronomiche compiute dai padri Giuseppe Bovio e Domenico Gerra, e del progetto di realizzare un osservatorio astronomico. Per la sua fama nel campo dell’astronomia e dell’ingegneria civile, Boscovich viene incaricato della costruzione della nuova specola: egli progettò una nuova torretta osservativa da costruirsi sopra i tetti del Collegio, in corrispondenza della facciata meridionale dell’edificio. La nuova specola, terminata nel 1765, fu subito apprezzata dagli esperti: il famoso astronomo francese Lalande la segnalò come un esempio di come dovrebbe essere costruito un osservatorio astronomico moderno. Le spese per la costruzione e per l’acquisto degli strumenti furono sostenute dal Collegio, con contributi importanti da parte di singoli gesuiti: Boscovich stesso vi partecipò con una notevole somma.
Nel frattempo la salute di Boscovich stava peggiorando: da anni egli soffriva di un disturbo a una gamba, che era iniziato con una infezione contratta nel 1762 a Costantinopoli. Nel 1769 la situazione era peggiorata, fino al punto che Boscovich era costretto al letto, dal quale tuttavia continuava a tenere il suo corso di matematica. Egli chiese quindi un congedo dall’Università e si recò a Parigi per sottoporsi alle cure del famoso medico Morand, il cui intervento però non riuscì a migliorare la situazione; Boscovich ebbe invece un sollievo insperato dalle cure di un “rozzo barbiere” di Bruxelles.
Nel corso del tempo i rapporti tra Boscovich e gli astronomi di Brera si erano progressivamente deteriorati. Questi dissapori si esacerbarono nel 1769, quando la cattedra di matematica di Boscovich fu trasferita da Pavia alle Scuole Palatine di Milano, e Boscovich si trovò a più stretto contatto con il Collegio di Brera. È probabile che l’eco di questi attriti siano giunti alle orecchie del principe Kaunitz, ministro degli esteri del governo austriaco, che scrisse agli astronomi di Brera una lettera in cui lamentava che l’attività dell’Osservatorio era insoddisfacente. A questa critica Boscovich rispose nel febbraio 1772 con un lungo rapporto, in cui non solo riferiva della ricerca compiuta fino ad allora da lui e dai suoi colleghi, ma tracciava un ambizioso programma di sviluppo per le attività future. Probabilmente Boscovich si aspettava un riconoscimento del proprio ruolo all’interno dell’Osservatorio e forse la nomina a direttore (fino ad allora egli era solo un consulente esterno). L’esito invece fu opposto: nell’agosto del 1772, mentre Boscovich era in ferie, giunse una disposizione con cui egli era rimosso da qualsiasi incarico all’Osservatorio, pur mantenendo il proprio posto di insegnante di astronomia. Boscovich si ritirò a Venezia, e nel febbraio 1773 diede le dimissioni dal proprio incarico di insegnamento. Mentre era ancora a Venezia, indeciso sul da farsi, Boscovich fu colpito da un’altra sciagura, di portata ben maggiore: nel giugno 1773, cedendo alle ripetute pressioni di diversi governi europei, papa Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù.
Boscovich era ora senza lavoro e privo del sostegno della Compagnia. Alla fine accettò le offerte di ospitalità e protezione che gli venivano fatte da diversi suoi conoscenti e amici francesi: quindi nell’ottobre 1773 Boscovich giunse a Parigi, dove fu nominato direttore delle Ottiche Navali della Marina francese, con il compito di sviluppare strumenti acromatici per uso navale; da anni infatti egli si dedicava a ricerche nel campo dell’ottica, sia da un punto di vista teorico che sperimentale. A Parigi inizia anche a lavorare all’ambizioso progetto di pubblicare in un’unica grande raccolta tutta la sua produzione scientifica degli ultimi anni nei campi dell’ottica e dell’astronomia; tuttavia non riesce a trovare in Francia un editore disponibile a pubblicare l’opera.
Nel 1782 Boscovich chiede un congedo di due anni dal suo incarico nella Marina francese e il permesso di recarsi in Italia. Dopo due anni di intenso lavoro alla correzione delle bozze, i cinque volumi delle Opera pertinentia opticam et astronomiam vengono pubblicati dall’editore Remondini di Bassano (1785). Boscovich ormai è allo stremo e non se la sente di tornare in Francia: si ritira invece a Milano dove, per interessamento del principe Kaunitz, gli viene assegnato un appartamento nel Palazzo di Brera. La sua salute peggiora rapidamente. Muore il 13 febbraio 1787 ed è sepolto a Milano nella chiesa di Santa Maria Podone; tuttavia, a causa di successivi lavori nella chiesa, la collocazione della sua tomba non è conosciuta.