Professione astronoma

Maria Clara Eimmart (1676- 1707) è nata a Norimberga, dove ha imparato il mestiere di disegnatrice dal padre, un abile pittore e astronomo dilettante. Nel loro osservatorio privato, incomincia a studiare il cielo e a disegnare minuziosamente tutto ciò che vede creando delle bellissime tavole astronomiche di comete, macchie solari, eclissi e montagne lunari. I suoi disegni diventano fondamentali perché all’epoca non si aveva ancora a disposizione la fotografia.

Caroline Herschel (1750-1848) si appassiona all’astronomia grazie al padre che la porta a vedere le stelle e al fratello che le regala un telescopio con il quale inizia le sue prime osservazioni. Dopo la scoperta della cometa C/1786 P1 diventa la prima donna a ricevere un salario in ambito scientifico. Negli anni successivi continua a osservare il cielo scoprendo 8 nuove stelle. Incomincia a scrivere un catalogo con 560 stelle mai viste che sottomette alla Royal Society nel 1798. Dal suo catalogo è nato New General Catalogue, il catalogo più famoso di 8000 oggetti del cielo profondo.

Per quanto a lungo viviamo la vita è così corta. E per quanto importante diventi un uomo, non è niente in confronto alle stelle. Ci sono segreti, e sta a noi rivelarli.

Maria Mitchell (1818-1889) fu la prima donna astronoma degli Stati Uniti e la prima a entrare nell’accademia americana delle arti e delle scienze. Nel 1847 scopre la cometa C/1847 detta anche cometa di Miss Mitchell. Grazie a questa scoperta verrà premiata da Federico VI di Danimarca con una medaglia d’oro che la renderà famosa in tutto il Mondo, ma nonostante la sua reputazione scoprì di ricevere un salario inferiore rispetto ai colleghi maschi. Dopo le sue continue insistenze riuscì ad ottenere uno stipendio più alto.

Quando ero giovane mi chiedevo sempre se le donne avessero bisogno della scienza, ma dopo aver conosciuto alcune scienziate ora sono sicura che la scienza ha bisogno delle donne.

Annie Cannon Jump (1863-1941) è un’astronoma statunitense che ereditò l’interesse per l’osservazione delle stelle dalla madre. Mentre frequentava il Wellesley College nell’Ohio, una brutta scarlattina la fece diventare quasi sorda, rendendo la prospettiva di una carriera scientifica difficile. Dopo la morte della madre, chiese alla sua professoressa di fisica e astronomia, Sarah Frances Whiting, se ci fossero posizioni aperte nel college che aveva frequentato. Annie riprese quindi gli studi e si interessò alla spettroscopia e alle nuove tecniche della fotografia. Nel 1896 iniziò a lavorare come assistente del prof. Pickering all’Osservatorio Harvard, dove si occupava di analizzare e catalogare gli spettri delle stelle per compilare il Catalogo Draper con dati astrometrici e spettroscopici. Il metodo di classificazione di Annie, che si basava sulla temperatura e sulla classificazione spettrale, venne adottato universalmente. Nel 1924 completa il catalogo e lo pubblica: conteneva la classificazione di 225.000 stelle.

Una vita trascorsa nella routine della scienza non ha bisogno di distruggere l’attraente elemento umano della natura femminile.

Henrietta Swan Leavitt (1868-1921) è un’astronoma statunitense che nel 1883 inizia a lavorare come ”donna computer”, una professione in cui come un calcolatore manuale ci si occupava di catalogare la posizione, il colore e la magnitudine delle stelle osservate. Le donne erano ancora poco considerate nell’astronomia e potevano solo accontentarsi di svolgere questo lavoro a basso costo. Edward Pickering la assume per misurare e catalogare la luminosità delle stelle fotografate nell’osservatorio. Pubblica i suoi risultati negli Annali dell’Osservatorio Astronomico del Collegio di Harvard e scopre che le stelle variabili dette cefeidi presentano una relazione periodo-luminosità. I suoi studi furono importantissimi per indicare le distanze nell’universo e misero fine al dibattito sull’appartenenza o meno delle galassie alla Via Lattea.

La scoperta di stelle variabili è progredita così rapidamente negli ultimi cinque anni, che la difficoltà di tenere il passo nell’osservazione e nel discuterne è diventata molto grande. Il tempo effettivo dedicato alla ricerca di nuove variabili è piccolo, ma un’attenta osservazione richiede molto tempo, mentre la discussione dei risultati può essere prolungata quasi indefinitamente.

Cecilia Payne (1900-1979) è un’astronoma anglo-statunitense che, grazie ad una borsa di studio, si occuperà di botanica, chimica e fisica. In una lettera indirizzata a Harlow Shapley, Sir Arthure Eddington la descrive come una donna che sicuramente si dedicherà con energia ed entusiasmo all’astronomia vista la sua indubbia capacità in materia. Nel 1925 Cecilia diventa la prima donna ad ottenere un dottorato in astronomia all’Università di Harvard. Nella sua tesi descrive la composizione della massa del Sole composta per il 70% di idrogeno, per il 25-30% di Elio e da altre tracce di elementi complessi. Dato che all’epoca si pensava che il Sole fosse composto principalmente di ferro, la sua tesi verrà confermata solo nel 1929 da Russell. Grazie ai suoi sforzi riuscirà ad ottenere il titolo di astronomo. Diventa la prima donna a capo di un dipartimento di Harvard (1956) Nel 1967 diventa professore emerito all’Harvard University.

Le costellazioni ci riportano agli albori dell’astronomia. Sono state definite come i resti fossili della religione stellare primitiva, e come tali hanno un interesse straordinario.

Margaret Burbidge (1919-2020) è un’astronoma e astrofisica inglese che tra gli anni 60 e 70 scopre l’oggetto astronomico più distante allora conosciuto lavorando sulle curve di rotazione della galassia e dei quasar. Insieme al marito lavora allo Yerkes Observatory a Cambridge e al California Institute of Technologies. Diventa portavoce della discriminazione sessuale in astronomia dopo che venne rifiutata per un lavoro perché i tecnici del telescopio non avrebbero accettato di prendere ordini da una donna. Le astronome non vincevano mai premi e potevano contare solo sul premio Annie Cannon Jump che era comunque considerato discriminatorio. Quando le assegnano il premio decide di rifiutarlo in segno di protesta.

Avendo letto un annuncio su The Observer per una ricerca di personale all’Università Carnegie per il Mt. Wilson Observatory feci domanda. La lettera di rifiuto diceva semplicemente che i posti al Carnegie Fellowship erano riservati agli uomini. Apparentemente alle donne non era concesso l’uso dei telescopi di Mt. Wilson.

Mary Jackson (1921-2005) è una matematica e ingegnera statunitense che, negli anni ’50, incominciò a lavorare come calcolatore di colore al Langley Research Center. Nel frattempo venne incoraggiata a frequentare un corso di formazione per diventare ingegnera, ma avrebbe dovuto seguire dei corsi serali che si tenevano in una scuola solo per bianchi. Mary non si demoralizzò e riuscì a raccogliere le firme dei cittadini favorevoli al suo ingresso e nel 1958 divenne ufficialmente la prima ingegnera afroamericana della NASA. Si occupò di migliorare gli aerei statunitensi studiando il flusso d’aria, comprese le spinte e la resistenza fluidodinamica, degli studi che furono importantissimi anche per calcolare le traiettorie delle missioni del progetto Mercury e del programma Apollo. Per tutta la sua carriera si batté per i diritti delle donne, spingendole ad ambire alle posizioni scientifiche, ingegneristiche e matematiche della NASA.

Dobbiamo fare qualcosa per farli interessare alla scienza. A volte non sono nemmeno a conoscenza del numero di scienziati neri e di quante opportunità lavorative ci siano fino a quando non diventa troppo tardi.

Margherita Hack (1922-2013) è un’astrofisica italiana diventata professore ordinario di astronomia all’Università di Trieste dal 1964 al 1992 oltre ad essere stata la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste. Ha lavorato anche per molti osservatori americani ed è stata membro dell’ESA e della NASA. In ambito scientifico si è distinta per aver esplorato l’universo attraverso i raggi ultravioletti partendo dalla stella Epsilon Aurigae, una supergigante duecentomila volte più luminosa del Sole. Secondo la sua teoria, elaborato nel 1957 quando non c’erano ancora i satelliti, la stella aveva una struttura a gusci concentrici ed era circondata da anelli di gas ionizzato. Ha pubblicato diversi libri divulgativi oltre ad aver fondato la rivista L’Astronomia e dirigere la rivista di cultura astronomica Le Stelle.

È così bello fissare il cielo e accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste.

Vera Rubin (1928-2016) è un’astronoma statunitense che si appassiona all’astronomia grazie al padre che la aiuta a costruire il suo primo telescopio. Decide di intraprendere una carriera scientifica all’Università di Princeton, ma non venne tenuta in considerazione perché negli anni ‘50 le donne non erano ammesse. Decise di non arrendersi e dopo aver terminato il dottorato all’Università di Georgetown, incontra Kent Ford con il quale incomincia a misurare la velocità delle stelle nelle galassie a spirale. A metà degli anni ‘60 si accorgono che le stelle al limite estremo delle galassie si muovevano più velocemente di quanto avrebbero dovuto. Dopo anni di osservazioni teorizzano l’esistenza della materia oscura che costituisce il 27% della massa dell’universo. Questa scoperta le permise di ottenere un posto di rilievo nella comunità scientifica, superando.
gli ostacoli dovuti al fatto di essere donna.

I miei numeri hanno un significato più importante del mio nome. Se gli astronomi ancora oggi usano i miei dati, è per me il successo più importante.

Jocelyn Bell (1943-) è un’astrofisica nordirlandese che dopo essersi laureata in fisica a Glasgow incomincia a costruire un radiotelescopio all’Università di Cambridge per studiare i quasar insieme a Antony Hewish. Grazie a questo strumento trova un segnale che pulsa regolarmente una volta al secondo. La sorgente viene chiamata Little Green Man (LGM) perché pensavano che il segnale provenisse da un extraterrestre. In realtà provenivano da oggetti locali nelle galassie e potevano essere associati alle oscillazioni delle nane bianche o delle stelle di neutroni. Avevano scoperto la prima Pulsar, ma il premio Nobel lo ricevette solo Hewish. Nonostante l’ingiustizia Jocelyn venne premiata da tantissime altre organizzazioni.

Molte immagini su cosa ci potrebbe essere sono state sognate. Ce n’è una molto interessante, chiamata multiverso, che contiene molti Universi. Immaginatelo come una schiuma di bolle. Il nostro universo sarebbe una bolla e saremmo circondati da molte altre bolle.

Wanda Díaz-Merced è un’astronoma portoricana cha ha cominciato a interessarsi all’astronomia fin da bambina, quando sognava insieme alla sorella di volare su una navicella spaziale e di esplorare nuove galassie. Iniziò a studiare fisica all’Università di Porto Rico, ma a causa di una malattia perse la vista a soli 20 anni. Inizialmente pensò di lasciare gli studi, ma questa perdita la spinse a sviluppare altri modi per osservare e studiare. Dal 2014 ha infatti diretto, all’Osservatorio astronomico del Sud Africa, il progetto Astrosense che utilizza la sonicazione per tradurre le curve di luce, che non era in grado di osservare, in suoni. Grazie a questa scoperta è riuscita a sentire per la prima volta le stelle. Mentre lavorava all’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics, ha anche collaborato con Gerhard Sonnert a un album musicale che contiene 9 brani che derivano da suoni registrati all’Osservatorio Chandra X-Ray della NASA.

La scienza è per tutti, deve essere a disposizione di tutti, perchè siamo tutti naturali esploratori.

Jill Tarter (1944-) è un’astronoma statunitense che trovò nel padre la principale fonte di ispirazione e curiosità, nonostante morì quando lei aveva solo 12 anni. Era l’unica donna nel programma di ingegneria della Cornell University, anche se in seguito decise di dedicarsi all’astronomia. I suoi lavori scientifici si incentrarono maggiormente sulla ricerca di vita extraterrestre; divenne infatti direttrice del Centro di ricerca SETI, un programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre, in grado di poter inviare segnali radio nel cosmo. Ad oggi, Jill Tarter si è ritirata dal suo lavoro, ma rimarrà per sempre la più famosa cacciatrice di alieni al Mondo. 
gli ostacoli dovuti al fatto di essere donna.

Siamo fatti di polvere di stelle! Il ferro presente nelle molecole di emoglobina della tua mano destra proviene da una stella esplosa 8 miliardi di anni fa. Il ferro nella tua mano sinistra, invece, proviene da un’altra stella.

Andrea Ghez (1965-) è un’astronoma statunitense che insegna fisica e astronomia all’Università della California. Intraprese una carriera scientifica grazie alla madre, che la incoraggiò a diventare una scienziata, e alla sua insegnante di chimica, l’unica donna nel corpo docente della sua scuola, che la fece interessare alle materie scientifiche. Inoltre, nel corso della sua carriera, si fece influenzare dal Programma Apollo. Nel 2020, dopo un duro lavoro di ricerca, ha ricevuto il Premio Nobel per la Fisica per aver dimostrato l’esistenza di un buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, insieme all’astrofisico tedesco Reinhard Genzel.

Spero di ispirare altre giovani donne a dedicarsi a questo campo del sapere. La fisica è uno studio che può regalare così tante soddisfazioni e se si è appassionati di scienza, c’è veramente molto da fare.


Un progetto a cura di Ilaria Arosio, Laura Barbalini, Asia Moretti e Carola Caruzzi.