Alla metà del Settecento, quando l’Osservatorio Astronomico non esisteva ancora, il Palazzo di Brera era la sede del Collegio Gesuitico di Milano, con l’annessa scuola superiore e università. In questa scuola insegnavano Pasquale Bovio e Domenico Gerra, due giovani padri gesuiti di cui non si conosce quasi nulla, se non le vicende che li legano alla nascita della Specola. Si racconta infatti che ad essi venne il desiderio di verificare con i propri occhi le nozioni di astronomia che insegnavano nei propri corsi, solo per averle apprese dai libri; iniziarono dunque a darsi convegno nella stanza di uno di loro dalla cui finestra, muniti di un piccolo cannocchiale, esploravano le meraviglie del cielo e prendevano confidenza con l’aspetto delle costellazioni e il moto dei pianeti. La fortuna (che, come è noto, favorisce le menti preparate) li premiò della loro assiduità perché nel corso di queste perlustrazioni notturne essi scoprirono una nuova cometa.
Era il febbraio 1760, un periodo in cui lo studio delle comete era al centro dell’interesse della comunità scientifica perché solo l’anno prima, per la prima volta, l’apparizione di una cometa era stata osservata non in modo casuale, ma sulla base di una previsione matematica. Infatti nel 1705 l’astronomo inglese Edmond Halley aveva messo a punto un metodo per la determinazione dell’orbita di una cometa; analizzando le posizioni di diverse comete osservate in passato, si era accorto che alcune di esse avevano orbite così simili da far pensare che si trattasse dello stesso oggetto; calcoli accurati avevano confermato che la periodicità con cui l’astro doveva passare in prossimità della Terra era proprio quella osservata, circa 76 anni. L’ultima apparizione della cometa (che oggi noi chiamiamo “di Halley”) si era verificata nel 1682; Halley previde il suo ritorno per il 1759, ed essa fu effettivamente osservata nel periodo e nella posizione previsti: un grande trionfo per la scienza e una conferma della validità della teoria newtoniana della gravitazione.
In questo clima favorevole anche la scoperta della nuova cometa di Bovio e Gerra ricevette la dovuta attenzione: la notizia fu pubblicata su una gazzetta di Milano, e perfino affissa pubblicamente per mezzo di “fogli volanti”. Questo piccolo successo convinse il rettore di Brera dell’opportunità di sviluppare ulteriormente l’attività del Collegio in campo astronomico, progetto che oltretutto si accordava perfettamente con la riforma dell’istruzione scientifica che il governo austriaco stava elaborando in quegli anni. Bovio e Gerra, incoraggiati dai superiori e dotati di nuovi cannocchiali, proseguirono le loro osservazioni; ma ben presto divenne evidente che da soli non sarebbero riusciti ad andare molto lontano. Nel 1762 il rettore fece quindi venire appositamente da Marsiglia Luigi Lagrange, un padre gesuita che aveva già una lunga esperienza in campo astronomico, e a lui affidò la direzione delle osservazioni e il compito di procurarsi una strumentazione adeguata. Il progetto giunse poi a compimento quando due anni più tardi un altro gesuita, Ruggiero Boschovich, che era un astronomo di fama mondiale, ebbe la cattedra di matematica nella vicina Università di Pavia: a lui si deve il progetto della torretta ottagonale che, costruita nel 1765 sui tetti del Collegio, rimase per circa un secolo il sito osservativo principale della Specola di Brera. Non risulta che, dopo questa data, i due padri che avevano dato l’avvio a questa evoluzione abbiano più partecipato alle attività della Specola: a Bovio fu assegnato l’insegnamento di Teologia Scolastica, incarico che egli tenne fino al 1773, anno in cui la Compagnia di Gesù fu sciolta e il Collegio smantellato; di Gerra non si ha più notizia, e probabilmente fu assegnato ad altra sede.