Ottaviano Fabrizio Mossotti nasce a Novara nel 1791, da una famiglia borghese di imprenditori e professionisti (il padre era ingegnere). Fin da ragazzo mostra una spiccata predilezione per le scienze esatte, e dopo il liceo si iscrive alla facoltà di ingegneria dell’Università di Pavia. Dopo la laurea, conseguita a soli vent’anni, rimane ancora in università come uditore, approfondendo le proprie conoscenze di matematica, fisica e astronomia; i suoi primi articoli scientifici (su problemi di idraulica e meccanica dei fluidi) sono apprezzati dal suo professore, Carlo Brunacci, che lo raccomanda agli astronomi di Brera (Barnaba Oriani e Angelo de Cesaris) che in quel periodo stavano cercando nuovo personale. Nel 1813 Mossotti si trasferisce a Milano, dove inizia la propria carriera all’interno dell’Osservatorio: da allievo aggiunto, a secondo allievo, a primo allievo (nel 1819). In questo periodo si dedica soprattutto alla meccanica celeste, e in particolare al problema della determinazione dell’orbita di un nuovo pianeta, un argomento che aveva acquisito importanza dopo le scoperte del pianeta Urano (1781) e dei primi asteroidi: Cerere (1801), Pallade (1802) e Vesta (1807). Per risolvere questo problema Laplace e Gauss avevano proposto due diversi metodi che utilizzavano tre distinte osservazioni del pianeta e che facevano uso di una matematica piuttosto complessa, che includeva la soluzione di un’equazione di ottavo grado. Mossotti mostra che, se si usa anche una quarta osservazione, il problema può essere ridotto alla soluzione di equazioni di primo e secondo grado: una semplificazione importante in un’epoca in cui non esistevano computer e i calcoli dovevano essere svolti essenzialmente a mano. Il nuovo metodo di Mossotti, pubblicato sulle Effemeridi di Milano del 1817-19, è apprezzato dagli astronomi (in particolare dallo stesso Gauss) e dà all’autore una notorietà che lo porterà nel 1822 a essere eletto socio della “Società Italiana delle Scienze, detta dei XL”, il massimo riconoscimento a cui potesse aspirare uno scienziato in Italia.
Mossotti viene descritto da tutti coloro che l’hanno conosciuto come una persona semplice e mite, che ascoltava attentamente gli altri e non cercava di imporre il proprio punto di vista, ma che aveva una dirittura morale che gli impediva di nascondere le proprie convinzioni. Viveva in un’epoca di grandi cambiamenti: durante l’infanzia aveva visto Novara attraversata alternativamente dagli eserciti napoleonici e austriaci in guerra; la città era stata inclusa nella Repubblica Cisalpina, ma dopo la restaurazione del 1815 era ritornata al Regno di Sardegna. Mossotti era di idee liberali e repubblicane, e a Milano frequentava ambienti indipendentisti e antiaustriaci. Nel 1823 fu arrestato a Milano Alexandre Andryane, membro di una società segreta rivoluzionaria, e nella sua agenda di indirizzi venne trovato anche il nome di Mossotti. Non si sa se egli facesse parte effettivamente della congiura oppure fosse solo un conoscente; ad ogni modo Mossotti, ricercato dalla polizia, prende la via dell’esilio e fugge a Londra. Vi rimane quattro anni, ma nel 1827 gli viene offerta la direzione della scuola di topografia e astronomia dell’Università di Buenos Aires. Mossotti si trasferisce in Argentina e vi rimane sette anni: è un periodo di intensa attività, in cui egli si occupa di astronomia, meteorologia, ingegneria e urbanistica. Dai suoi corsi universitari escono alcuni dei più importanti scienziati argentini; in breve, diventa una personalità di livello nazionale.
Il cuore di Mossotti è però ancora legato all’Italia; l’occasione di tornare si presenta nel 1833, quando gli viene offerta la cattedra di astronomia all’Università di Bologna. Purtroppo al suo rientro in patria le autorità accademiche pontificie (da cui dipendeva l’Università di Bologna) si ricordano dei suoi trascorsi politici e gli revocano la nomina. Dopo quattro anni trascorsi ancora all’estero, come professore di matematica all’Università inglese di Corfù, nel 1840 Mossotti viene infine chiamato alla cattedra di Fisica Matematica, Meccanica Celeste e Geodesia dell’Università di Pisa, dove rimarrà fino alla morte. In questo periodo si occupa tra l’altro di elettromagnetismo, pubblicando articoli che avranno un’importante influenza su Faraday e Maxwell; scrive un trattato sulla progettazione di strumenti ottici, in cui propone nuovi metodi di calcolo che saranno utilizzati da Giovanni Battista Amici per la costruzione di un tripletto acromatico; e tiene anche una serie di conferenze in cui illustra gli aspetti astronomici della Divina Commedia di Dante Alighieri. Ma non si occupa solo di scienza: nel 1848, nel corso della prima guerra d’indipendenza tra il Regno di Sardegna e l’Impero Austriaco, l’Università di Pisa organizza un battaglione di volontari che raccoglie 389 studenti e 28 professori; ed è proprio Mossotti a guidarlo, all’età di 57 anni, sul campo di battaglia di Curtatone e Montanara. Per i suoi meriti scientifici e politici, nel 1861 viene nominato senatore del Regno d’Italia.
Ottaviano Mossotti muore nel 1863, dopo breve malattia; sulla sua tomba, nel cimitero di Pisa, è eretto un monumento funebre, opera dello scultore Giovanni Dupré. Al suo nome vengono intitolati l’Istituto Tecnico di Novara e la via in cui si trova la sua casa natale.