È il giorno in cui Galileo pubblica il Sidereus Nuncius dando il via a una delle più importanti rivoluzioni del pensiero scientifico.
Si tratta di un libro piccolo, solo una sessantina di pagine, ma importantissimo, perché Galileo affida a esso le descrizioni e i disegni di ciò che ha osservato con uno strumento che è da sempre associato al suo nome: il cannocchiale.
Galileo non ha inventato il cannocchiale (l’onore spetta ad alcuni costruttori di occhiali olandesi), e non è stato nemmeno il primo a provare a puntarlo verso il cielo, ma certamente ha il merito di averne enormemente migliorato le prestazioni e, soprattutto, di aver capito l’importanza che poteva avere nel fare nuove scoperte in campo astronomico.
Galileo osserva la Luna e scopre che su di essa ci sono valli, montagne e crateri, proprio come sulla Terra, dimostrando così che i corpi celesti non sono perfetti. Vede moltissime stelle che prima non erano visibili a occhio nudo, che potrebbero già far intuire che l’Universo è più vasto di quanto si pensava, forse infinito. Osserva che anche la Via Lattea è costituita da stelle. E soprattutto vede per la prima volta i quattro satelliti principali di Giove, dimostrando che esistono corpi celesti che non girano attorno alla Terra e suggerendo che Copernico potrebbe avere ragione nel dire che è la Terra a girare attorno al Sole e non viceversa.
Tutte queste scoperte rappresentavano una visione dell’Universo completamente diversa da quella esistente fino a quel momento. Galileo voleva rendere partecipi della notizia quante più persone possibili: per questo motivo il Sidereus Nuncius è scritto con uno stile semplice ed essenziale, privo di artifici letterari e, soprattutto, di forte impatto comunicativo, anche per la presenza di molti disegni, che permettono a tutti di fare esperienza di ciò che Galileo ha osservato.