Probabilmente già gli antichi astronomi greci, come Ipparco di Nicea, avevano occasionalmente notato la presenza di Urano nel cielo, ma l’avevano classificato come stella. Questa interpretazione errata continuò fino al 13 marzo 1781, quando l’astronomo William Herschel, che stava in realtà osservando le stelle doppie, notò che questo astro aveva in realtà un moto proprio apprezzabile, seppur lento. A causa delle enormi distanze tra noi e le stelle, infatti, il moto delle stelle è troppo lento per essere osservabile in poche notti di osservazione, anche se in realtà le stelle si muovono nella galassia a migliaia di chilometri all’ora.
Herschel era ancora incerto sulla natura di questo corpo celeste e pensò in un primo tempo che si trattasse di una cometa. Iniziò così una fitta corrispondenza con altri astronomi europei, tra i quali anche quelli operanti a Brera, Francesco Reggio, Angelo De Cesaris e Barnaba Oriani. Boscovich, che all’epoca si trovava all’Osservatorio Astronomico di Parigi, era in contatto con Messier, scopritore di comete divenuto poi famoso per il suo catalogo di nebulose, galassie e ammassi stellari, da cui riceveva le informazioni che poi passava ai colleghi di Brera.
Boscovich studiò a lungo i dati, cercando di determinare la natura dell’oggetto e la sua orbita: cometa, pianeta o nessuno dei due, orbita parabolica, circolare o ellittica. Sarà però Oriani a raccogliere tutte queste idee, a formulare in modo preciso ipotesi sull’orbita e a calcolare la distanza di Urano dal Sole e il suo periodo orbitale, in base a osservazioni compiute ogni giorno per un mese intero, utilizzando uno strumento chiamato settore equatoriale, cioè un telescopio alla cui montatura sono fissati dei cerchi graduati per la misura degli angoli.
Nei suoi articoli Oriani chiamava ancora il corpo “Cometa”. Si deve all’astronomo tedesco Johann Bode la conclusione che si debba trattare di un pianeta e anche il suggerimento per la scelta del nome finale, Urano, per mantenere la tradizione dei nomi dei pianeti legati alla mitologia.
Parecchi decenni dopo, una volta determinata con precisione l’orbita di Urano ci si accorse che c’erano delle irregolarità e, cercando la loro causa, si ipotizzò che ci fosse un altro pianeta, ancora più lontano. Infatti il 23 settembre 1846, proprio vicino alla posizione prevista dai calcoli, venne scoperto Nettuno.
Testo di Mario Carpino e Cristina Zangelmi
Basato sul lavoro degli studenti della ASL: Martina Maso, Veronika Milone